sabato 31 ottobre 2015

Benvenuti esecutori



Sfumano nel cielo i colori che non so mettermi addosso. Pensare di poter stare in questo luogo senza distruggermi è stata una bugia che mi sono raccontata per troppo tempo. Quando parlo di vita so che non sto parlando della vita, quella che si vive perché, altrimenti, non avrei bisogno di parlarne. Quale sarebbe la strada? Quali sono i cieli? Dove sono le mani? Gli alberi, non respirano più, hanno deciso di far respirare gli altri e non respirano più. Questa continua ricerca del no, del quasi, dell'oppure ha tolto la luce al lampione. Se nel mondo ci fosse, per ogni lampione una luce sicura e calda non dovremmo più preoccuparci di niente. Basterebbe anche solo questa piccola e nascosta sicurezza. Di uscire di casa e avere una luce assicurata. Se nel mondo ci fossero abbastanza cappelli per tutte le teste allora non dovremmo più preoccuparci di riscaldare le idee. Quando parlo di vita so che non sto parlando di vita, quella che si vive. Se su ogni citofono del mondo ci fosse almeno un etichetta con su scritto il mio nome allora non mi sentirei così distante da tutto. Mi affanno per stare in un posto in cui gli alberi hanno smesso di respirare e vorrei non doverlo fare. Non ho scelta. Sono destinata a parlare di vita per farla respire agli altri, proprio come fanno questi maledetti alberi. Do agli altri quello che io non posso avere più. Il lampione, la luce, il cappello, il citofono.

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