mercoledì 7 ottobre 2015

18:15



Avvistata al parco.
Ragazza sulla ventina, camicetta a righe e una bolla di sapone intorno.
Non scherzo, non vi illudo.
Sta proprio dentro una bolla di sapone.
Perché nessuno le va a chiedere se ha bisogno di qualcosa?
Certo, potrei farlo io ma c'è qualcosa in quella ragazza che mi preoccupa.
Carina, molto, sia chiaro.
Bella come lo zucchero a velo sulla torta al cioccolato e pere che fa mia madre.
Bella sì, ma spaventosa.
Sarà per la bolla, non so, fatto sta che non riesco ad avvicinarmi.
Si sa, le bolle scoppiano in un lampo. Un attimo e tutto quello che sto immaginando di lei scomparirebbe.
Però fantastico.
Immagino la sua voce calda e le sue mani fini ed eleganti.
Francesca.
Una vita vissuta come si deve, come lei ha sempre voluto viverla.
Scoperta, nuda, arrogante.
Il cambio di stagione negli scatoloni.
Gli scatoloni a casa mia.
Lo spazzolino a casa di Luca, il suo amico, suo fratello.
Una volta a settimana nel mio letto, due volte nel suo.
Un giorno in macchina e l'altro al mare, con il maglione.
Poi impegni lavorativi, la macchina dal meccanico, il computer sempre acceso.
Un Natale a Napoli e uno a via degli Appennini.
Pasqua da Luca e l'estate da me, in camera con il ventilatore.
Le torte di mia madre per il suo compleanno.
Il capo che la importuna e io che viaggio troppo.
Poi una sera, in un vicolo di Firenze, una promessa e una speranza.
Gli occhi belli, il seno pure.
Bella senza una parola.
Forse è per questo motivo che non mi avvicino.
Parlarle e sentirla distante mi priverebbe della speranza, di quella promessa, di quelle cose che, si sa, quando si provano a spiegare finiscono sempre per significare qualcos'altro.
Nella mia testa Francesca sa già tutto e per questo motivo se ne sta nella sua bolla di sapone.
Fa in modo che nessuno le si avvicini fino a quando non lo farò io.
E scoppierà. E sboccerà. E...

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