martedì 13 ottobre 2015

Condizionale



La guardavo continuamente e tutte le volte pensavo che avrei voluto scrivere per lei una di quelle cose immense che hanno già scritto tutti, gli altri, quelli bravi. Volevo prendere tutte quelle parole e appiccicarmele sulla mano, sulla penna. Non sarebbe stato un furto, un prestito, piuttosto, per una giusta causa. Avrei usato Roth per dirle " Amo… amo la tua mente. Amo il modo in cui metti in mostra la tua mente quando parli" e lei avrebbe socchiuso le labbra e improvvisamente avrebbe sorriso. Sapevo che non avrebbe mai potuto scoprirmi, lei che un libro non lo aveva neanche mai comprato. Così avrei potuto corteggiarla tutto il giorno, tutti i giorni, con frasi ad effetto e diventare piano piano l'uomo che aveva sempre desiderato. E si sarebbe sentita l'unica al mondo, amata come nessun'altra e la mia sarebbe stata una bugia, un prestito per una giusta causa. Una sera io e Buzzati le avremmo lasciato un biglietto sotto la porta "Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo" e lei sarebbe corsa da me, piena e viva.
Infondo ho sempre pensato che è a questo che servono i libri, a riempire i vuoti degli altri, quelli che non sanno chiamare le cose con il proprio nome.
Era amore, lo so. La amavo immensamente, per me oltre al suo contorno non esisteva nient'altro. Il suo pensiero era il più bel libro che fosse mai stato scritto. Anzi, sarebbe stato il più bello se qualcuno fosse riuscito mai a scriverlo. Perché la sua storia, lei non lo avrebbe mai saputo, l'avrebbero scritta gli altri, quelli bravi, che di lei non sapevano nulla. E io per questo sarei stato male, malissimo. Ogni giorno avrei convissuto con il senso di colpa e mi sarei sentito un incapace. Non avrei saputo scrivere di lei e mi sarei appropriato delle parole degli altri. Quasi sicuramente non avrei mai avuto il coraggio di dirglielo e la sua sarebbe stata la storia di un'altra donna. Sono certo però, che l'avrei amata, ogni giorno, tutti i giorni, con il mio cuore anche se la penna sarebbe stata di un altro.

«È troppo tardi anche per i ricordi. Adesso non li amo più. Non so più se li ho mai amati. Me ne sono andata. Non ho più nella testa il profumo della sua pelle, negli occhi il colore dei suoi occhi. Non mi ricordo più la voce, se non a volte quel tono dolce, di sera, quand’era stanca. La sua risata non la sento più: né la risata, né le grida. È finita, non me ne ricordo più. Per questo è facile scrivere di lei adesso, a lungo, estesamente, è diventata scrittura corrente». (Marguerite Duras, “L’amante”)


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