Cecco,
vecchio matto. Quella volta che girò nudo per il paese fece parlare
tutte le malelingue. Eppure non era pazzo, per niente, anzi, la testa
ce l'aveva, sana, sulle spalle. Quel giorno però aveva guardato il
sole e non era riuscito ad amarlo. C'era questa leggenda, che quando
uno lasciava il sole per le nuvole, impazziva.
In
verità, Cecco, non era impazzito. La testa ce l'aveva, eccome.
L'unico
difetto: scriveva.
Era
da tanto che ormai si interrogava sulla verità, sulla finzione,
sulla verità trasformata in finzione. Soprattutto, sulla menzogna e
la capacità che le parole hanno di rendere vero qualcosa che non
esiste. Scriveva di creduloni che abboccano, di uomini che soffrono,
di parole che perdono di spessore.
Poi,
un giorno, nel suo giardino, davanti alla sua macchina da scrivere,
gli venne in mente un'idea geniale (poi... geniale. Un'idea semplice,
ma almeno, un'idea).
Come
avrebbe potuto parlare di pesci senza essere stato nell'acquario?
Allora prese amo e consapevolezza, e andò a cercarli questi
creduloni.
:
"Povero Cecco, è impazzito anche lui. Il sole non perdona."
:
"Che scandalo! Che pena che mi fa. Eppure lo dicevamo noi...
quello è sempre stato matto!"
Correva
Cecco, con la sua nudità arrogante, urlando : "Odio il sole!
Nuvole bianche, la vita, la sfida, la riga"
Mai
stato pazzo, forse, la persona più intelligente che quel paese
avesse mai potuto vantare.
Nel
suo giardino, ha continuato a scrivere storie meravigliose guardando
il sole e le nuvole. A volte nudo, a volte soltanto con le mutande ma sempre in compagnia del suo pesce rosso, Cecco il
matto.
Nessun commento:
Posta un commento