Mangia
le pellicine intorno alle unghie con forza e voracità. Le strappa,
le sputa. I fogli, la penna, scivola veloce, le parole sono
proiettili sparati a gran velocità. Avrà un tic oppure è soltanto
nervosa. La vita le sta scivolando addosso dalla testa fino ai piedi.
Sente la sua vita passarle dentro come un brivido improvviso."I
desideri sono già ricordi" penserà. Passa il tempo tic, il
tempo tac. "Non ho tempo. Eppure prima la mano si fermava, prima non
ero così agitata. Le mie unghie che fine hanno fatto?". Scrive veloce,
sono proiettili velocissimi quelle sue parole,si vede da qui, da
lontano,da tempo. "Lo dicevo io che dovevo smetterla di
scrivere, che dovevo pensare a viverla questa vita che mi sta
scivolando addosso "penserà "scrivere è essere qui"
e invece adesso la sta portando da un'altra parte. "Com'è bello
fingere che questa pistola che è la mia mente possa sparare realtà.
I miei proiettili fanno più male a me, questo fumo che esce dalla
canna mi fa pensare che questo mondo che ho creato è una finzione". ("Forse voglio dire che la letteratura fantastica non crede nella
realtà? oh se ci crede, ma crede che la realtà sia appunto lei, la
letteratura. E come si fa a persuaderla del contrario?" G. Manganelli).
Esce fuori con uno scatto fulmineo, forse le manca l'aria o forse ha
bisogno di mangiare la neve del mondo. Così, sta lì, immobile sotto
il cielo che vomita il suo tempo più dolce, il bianco dell'acqua
gelata, il tempo di una città che non vuole contenersi. Anche lei
non lo vuole. Vorrebbe che i suoi scatti fossero roba da tutti, che
le sue manie fossero comuni. "Le mie parole come neve bianca
della purezza reale, come realtà, impossibile. Come ho potuto pensare
che l'inchiostro fosse tutto quello che possedevo?". Penserà
che vorrebbe vivere del suo scrivere, nel suo scrivere, vivere quello
che ogni giorno desidera scrivendo. Mangia le pellicine intorno alle
unghie con la voracità di chi ha capito qualcosa di spaventoso.
Fuori la neve ricorda al mondo che niente è come sembra. Scrive
"sole" sapendo che questo sarà un altro dei suoi
proiettili che le faranno male, sapendo che quella pistola potrà
colpire soltanto lei. Penserà "anche oggi non vissuto. Ancora,
oggi, scrivo "sole" per non vedere la neve".
Scrivo perché non so parlare, suonare e nemmeno leggere con attenzione. Scrivo perché è l'unica cosa che so fare, altrimenti non farei nulla. Non so nemmeno leggere l'orologio, perdo davvero tanto tempo a provarci. Tutte le volte la lancetta va avanti e io non so starle dietro. Per stare al passo con i tempi, per partecipare attivamente a questo grande gioco contemporaneo, ho deciso di analizzare le cose con l'unico strumento a me congeniale: la scrittura, il salvagente nel mare delle cose.
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