lunedì 23 ottobre 2017

Imperfettamente






Se fosse stato possibile spiegare qualcosa a Eva, giuro che l’avrei fatto.
Avrei preso tutto il fiato possibile e le avrei detto che in questa vita, non conoscevo altro che lei.
Le avrei detto che le strade immense che abbiamo percorso insieme erano state faticose. Che le ragioni del cuore spesso ti fanno fare dei giri vorticosi e che non bisogna mai fermarsi. Bisogna andare, sempre. Le avrei ricordato, ogni giorno, che le mie spalle erano state messe al mondo per sorreggerla, che nessuno si salva con poco, che qualcuno ce l’ha fatta vendendo il suo tutto. Avrei speso l’oro del vecchio mondo per pagare la sua rinascita. Avrei costruito tante stanze, tante grotte, tante navi. Avrei ucciso il mio buio e l’avrei trasformato in un bel posto. Avrei creato con le mani i sentimenti per poterle far vedere che esistevano, che non erano supposizioni, che erano proprio lì, “apri la mano”, erano lì, non avrebbe potuto non vederli. Avrei preso quelle sensazioni e le avrei posate sulla sua pancia e poi le avremmo accarezzate insieme. Insieme, ovunque. Nel mare, sotto le montagne, sopra le cicatrici. Le avrei sussurrato l’amore senza mai alzare la voce così come si fa con le creature autentiche che hanno i timpani puri alle quali bisogna mettere le mani sulle orecchie quando tira forte il vento.
Se fosse stato possibile raccontare a Eva la storia del nostro amore, giuro che l’avrei fatto.
Se fosse stato possibile toglierle la pelle rovinata dalle correnti devastanti che l’avevano lasciata sulla mia riva, l’avrei spogliata e l’avrei coperta con il mio involucro che da secoli aspettava soltanto lei.
Se solo fosse stato possibile, io, giuro, che l’avrei fatto.

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