Se fosse stato possibile spiegare qualcosa a Eva, giuro che l’avrei fatto.
Avrei preso tutto il fiato possibile e le avrei detto che in
questa vita, non conoscevo altro che lei.
Le avrei detto che le strade immense che abbiamo percorso
insieme erano state faticose. Che le ragioni del cuore spesso ti fanno fare dei
giri vorticosi e che non bisogna mai fermarsi. Bisogna andare, sempre. Le avrei
ricordato, ogni giorno, che le mie spalle erano state messe al mondo per
sorreggerla, che nessuno si salva con poco, che qualcuno ce l’ha fatta vendendo
il suo tutto. Avrei speso l’oro del vecchio mondo per pagare la sua rinascita.
Avrei costruito tante stanze, tante grotte, tante navi. Avrei ucciso il mio
buio e l’avrei trasformato in un bel posto. Avrei creato con le mani i
sentimenti per poterle far vedere che esistevano, che non erano supposizioni, che
erano proprio lì, “apri la mano”, erano lì, non avrebbe potuto non vederli.
Avrei preso quelle sensazioni e le avrei posate sulla sua pancia e poi le
avremmo accarezzate insieme. Insieme, ovunque. Nel mare, sotto le montagne, sopra le cicatrici. Le avrei sussurrato l’amore senza
mai alzare la voce così come si fa con le creature autentiche che hanno i
timpani puri alle quali bisogna mettere le mani sulle
orecchie quando tira forte il vento.
Se fosse stato possibile raccontare a Eva
la storia del nostro amore, giuro che l’avrei fatto.
Se fosse stato possibile
toglierle la pelle rovinata dalle correnti devastanti che l’avevano lasciata
sulla mia riva, l’avrei spogliata e l’avrei coperta con il mio involucro che da
secoli aspettava soltanto lei.
Se solo fosse stato possibile, io, giuro, che
l’avrei fatto.
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