lunedì 14 dicembre 2015

Assenza. Astinenza. Ascolta



Pag. 28
Diario anonimo

"Le mie necessità riposano sulle rive dei mari più aspri.
Quel che è necessario, quando è impossibile, diventa quello che non si ha.
Lo stomaco si chiude a intervalli discontinui e io non riesco a calcolare la distanza che intercorre tra una fitta e l'altra.
Fa male, mio cuore, fa male, miei occhi, fa male tutto e non smette.
A intervalli, quando vuole, lo stomaco mi parla e mi riempe di insulti.
Io metto le mani nell'acqua nella speranza che possa avvenire il miracolo.
Che l'acqua mi dia quel che per me è necessario.
Quante bugie dette alla mia pelle per farla sembrare normale.
Le parole cattive, quelle che sporcano le serrande della casa sul lago, a me fanno più male. 
Male quando non sanno fermarsi,
male quando la bocca che le dice si spalanca e non si chiude più.
Dio che male, Dio.
La bocca, io, me la tappo ancora e ancora.
Gli occhi, però, non so chiuderli.
Lo vedo e non lo spiego sperando che sbiadisca
e non sbiadisce mai.
Quando diventerò io il lago
e tu la finestra
e loro le parole cattive che sporcano?
Le mie necessità sulle rive di questo mare aspro,
ecco dove sono.
Io non le prendo, non mi va.
Da qualche tempo mi faccio fare la vita dagli altri e nel sotterraneo non ci vado più.
Non ho più un posto, capisci?
Ma che ne vuoi sapere tu che di posti sicuri ne hai quanti ne vuoi.
Io ne avevo uno, uno solo e adesso
mi faccio fare la vita e non vivo più.
Urlo, piango, strappo il foglio, abbasso la serranda e mi piego.
Lo stomaco fa così male che ormai ho disimparato a respirare.
Se avessi avuto un sogno, un portafoglio e una bustina di the sarei stata una regina.
Poi tanti "bla" troppi "cosa?" altrettanti "aspetta" e io la regina non l'ho mai saputa fare.
Dio che male,
Dio.

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