martedì 17 novembre 2015

Banalmente sassi





Ticchettii di una vita a fatica. Una vita e basta. Una vita e tante altre. Senti che rumore che fanno i miei occhi, sentilo fino a non poterne più. Rendi il mio fiato più pesante, non farlo sembrare un passeggero incostante. Sento la pelle che si fa più elastica. Sento le gambe che ballano e la musica non smette. Non smette. Rapisci la tua debolezza e dammela. In mano, sul cuore, con i gomiti. Cammino ancora sulla mia rabbia. Ma che bella luna che hanno al di la del fiume. La chiamano per nome e ci fanno l'amore. E poi la musica c'è ancora. Sento che ridono e questo un po' mi dispiace. Prendo la
giacca e vengo con te. Oppure prendi la sabbia e stai da solo. Quanta fame ancora devo avere per poterti accarezzare? 
Quando mi chiamavano "felce" tu pescavi con le mani le parole.
Le canoe erano attaccate agli alberi e dell'acqua si aveva ancora paura. La paura pulita delle cose che ami e non vuoi  toccare. Quasi quasi l'amore lo faccio davvero, tanto che importa a quelli lì, la luna la chiamano comunque per nome. Non ci sono le stagioni per i nostri cognomi. Per i nomi poi, non ci sono le ore e forse nemmeno i minuti. Prendi la tua ingenuità e dammela. In mano, sul cuore, con i gomiti. Passeggio ancora sulla mia incoerenza. So che non basterà la tua pace. La luna è cosi bella quando non è mia. Quando la invidio e mi maledico. Quando la vedo nelle tue braccia e non ne resta nemmeno una parte per me. Sai che il ticchettio sta diventando una musica e non fai niente per fermarmi. Che strano modo che hanno di amare gli uomini al di la del fiume. Se senti anche tu che ridono allora vieni con me. Nelle mani, sul cuore, con i gomiti.E dell'acqua si ha ancora paura. La paura pulita delle cose che ami e non vuoi toccare.


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